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L’icona e le immagini naturali del sacro: dall’arte ortodossa all’arte occidentale moderna


In questo intervento del 2015 al palazzo Ducale di Genova, il professor Graziano Lingua ha affrontato il modo con cui la tradizione bizantina, prima, e poi l’intero mondo ortodosso hanno cercato di legittimare la pretesa dell’icona di rappresentare l’irrappresentabile. Partendo da uno dei “miti fondatori” dell’icona, ovvero le immagini acheropite - non fatte da mano d’uomo - lo studioso cerca di far comprendere la valenza essenzialmente teologica delle immagini del cristianesimo orientale. Le scelte tecniche, la concezione dello spazio e l’uso dei colori rientrano tutte in un registro dell’immagine in cui è Dio stesso a rendersi visibile nella figura e non l’artista a “creare” la rappresentazione. Questo tratto dell’immagine iconica si fonda su un “realismo metafisico” e pretende di essere molto più autentico del naturalismo che costituirà invece la grande matrice della cultura visiva occidentale, non solo cristiana. Proprio questo aspetto viene considerato dal professor Lauro Magnani in un intervento che, partendo dall’episodio del Noli me tangere e dalla raffigurazione dell’Incredulità di Tommaso, propone un percorso attraverso una serie di immagini scelte nella produzione pittorica cinquecentesca, attraverso il post-tridentino e fino all’affermarsi del naturalismo seicentesco, sottolineando la ricerca di un contatto sensoriale con il soggetto sacro teso a rendere percepibile, attraverso il “verosimile”, l’immaginario e perfino l’esperienza irrappresentabile della visione mistica.